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L’emergenza AIDS in Zimbabwe è al massimo livello. Proprio per la gravità della situazione, è molto importante sostenere i pochi centri socio-sanitari che si trovano in Zimbabwe e che costituiscono non solo un appoggio da un punto di vista sanitario, ma l’unica speranza di sopravvivenza per molte madri infette senza le quali i bambini sono destinati al più triste abbandono.

Il “CENTRO SPAGNOLLI”, attivo da cinque anni, cerca dunque di curare queste persone malate e di restituirle alla vita. Oltre che a fornire loro assistenza medica con le dovute terapie, si occuperà anche della formazione professionale. È già operativa infatti la Scuola di Qualificazione Professionale della donna (economia domestica) che preparerà l’inserimento delle mamme nel mondo del lavoro.

Il CENTRO collabora strettamente con altre infrastrutture socio-sanitarie presenti nel Paese, quali il GUIDOTTI HOSPITAL a Mutoko, il ST. MICHAEL HOSPITAL a Ngezi e la NYAMAYARO CLINIC a Chinhoyi, venendo così a costituire un’ampia rete sanitaria che copre una buona fetta dello Zimbabwe.
È risaputo che il virus HIV agisce in maniera drastica sul sistema immunitario abbassandone le difese. Proprio per questo il malato è più esposto a numerose malattie opportunistiche (quali: la polmonite da Pneumocistis carinii, la meningite da Criptococco, le neuropatie periferiche, le diarree croniche, la candidiasi disseminata, le dermatofitosi, le micosi, le tubercolosi, le infezioni in genere, le algie acute, il sarcoma di Kaposi e altre ancora), che devono essere necessariamente curate prima della somministrazione della terapia del Programma PMTCT PLUS. Solo in questo modo la terapia antiretrovirale può essere veramente efficace.

Proprio per aiutare il CENTRO SPAGNOLLI e le altre infrastrutture socio-sanitarie ad offrire ai pazienti dello Zimbabwe questo “antidoto contro la morte certa”, l’ASSOCIAZIONE sostiene finanziariamente le spese per i medicinali curativi delle principali malattie opportunistiche presenti nei malati che accedono ai centri sopra nominati.
Nella tragica realtà di questo paese, dove l’AIDS miete quotidianamente molte vittime, l’importanza di questi programmi risalta ancor di più se si considera che spesso le mamme che muoiono di AIDS lasciano dietro di sé non solo i propri figli, ma anche quelli di sorelle e fratelli precedentemente morti di AIDS che esse accudivano. Quindi curando
una mamma si salvano spesso da cinque a dieci bambini. Il beneficio di questo complesso di terapie non è solo familiare, ma anche sociale.
L’effetto più importante che è stato notato dal 2002, anno in cui questa serie di terapie è stata introdotta, è stato quello della trasformazione culturale del modo di rapportarsi dei pazienti e delle loro famiglie alla malattia. La disponibilità dei farmaci efficaci ha rotto il ghiaccio paralizzante della negazione della malattia, provocato sia dalla vergogna a dichiararsi sieropositivo, sia dal terrore della morte certa. Ciò a riprova del fatto che, anche in Africa, non si possono più proporre programmi di sola educazione sanitaria e di prevenzione dell’AIDS, a meno che non si rendano disponibili al tempo stesso le terapie! Malati di AIDS che sanno di non dover più morire di morte certa e atroce, diventano molto più disponibili anche a cambiamenti di comportamento e di concezione della vita.

Sostenuto con il contributo della Provincia Autonoma di Trento.