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CaterinaSaviniCaterina, missionaria laica, 75 anni, ha dedicato tre quarti della sua vita a lebbrosi, disabili e poveri dello Zimbabwe, il Paese africano dove ha fondato e dirige il Centro “Ruvarashe Trust” (“Il fiore di Dio” in lingua locale) dedicata a Santa Bakhita, una schiava sudanese santificata dalla Chiesa, inaugurato nel maggio 2012. Partita come infermiera nel 1963, con un assegno in tasca di 2 milioni di lire firmato dal papa Paolo VI (che da cardinale di Milano aveva seguito la sua formazione, insieme con altre missionarie laiche), Caterina si è specializzata sulla cura della lebbra in Etiopia, passando 3 anni all’ospedale di Chirundu e altri 11 nell’ospedale di All Souls (ora Luisa Guidotti) nell’allora Rhodesia, dove per la guerra civile sono stati uccisi i suoi compagni, la dottoressa di Modena Luisa Guidotti e il missionario laico francescano inglese John Bradbourne (Caterina si salvò, perché ricoverata in ospedale a Roma).

Si trasferisce quindi nel villaggio di Mutewma, dove fonda e dirige per 20 anni un lebbrosario per 200 ammalati.
È qui che studia un progetto per reinserire nella famiglia e nella società le persone malate di lebbra, una volta guarite. La riabilitazione dei malati consiste nei corsi di artigianato, per esempio cucito e calzolaio, consegnando al termine gli strumenti (per esempio la macchina da cucire) per iniziare il lavoro e diventare autonomi: agricoltori, piccoli negozianti, sarti, magliaie, calzolai, falegnami“