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A Trento, dopo il successo di pubblico e di critica riscosso all’URBAN CENTER di Rovereto, FRANCESCO FRIZZERA ripresenterà la sua esperienza presso il Villaggio San Marcellino di Harare, significativa sia per il suo arricchimento personale sia per il Villaggio San Marcellino e per l’intera comunità trentina.

Sarà presente anche il dr. Carlo Spagnolli che fu, assieme alla compianta moglie Angelina, il primo promotore della costruzione del Villaggio che ha ridato vita e speranza a molti bambini orfani, abbandonati, ammalati di AIDS e portatori di gravi handicap fisici.

Francesco Frizzera ha 24 anni e nell'aprile del 2016 supera dubbi e incertezze personali e accetta la proposta della nostra Associazione di trasferirsi ad Harare, capitale dello Zimbabwe, per due mesi e mezzo con il ruolo di supervisore dei lavori di manutenzione straordinaria da eseguire presso il Villaggio San Marcellino, orfanotrofio che ospita 80 tra bambini e ragazzi dai 2 ai 20 anni. La struttura è gestita da una coppia anziana di sudafricani bianchi.
L'impatto per Frizzera è stato folgorante e ha deciso di fotografare la sua esperienza, di fissare le sue sensazioni emotive di fronte a questo pezzo di Africa e alla fragilità dei ragazzi.

"Con queste fotografie voglio raccontare l’energia percepita durante il mio periodo in Africa, e i momenti della vita di alcuni ragazzi orfani che ho conosciuto e che sono stati come fratelli per me”.

Fotografie che sembrano uscire da un'altra epoca, da un luogo distante, con dinamiche e ritmi alieni (complice forse anche il fatto che siano su pellicola). Dall'intensità degli sguardi dei giovani ritratti, di immensa malinconia, scaturisce il fascino di questi scatti.

 

 

 

Ecco la sua testimonianza:

Mi chiamo Francesco Frizzera e ho 24 anni. E devo essere totalmente sincero, ancora non ho totalmente ben chiaro cos’abbia voluto dirmi l’Africa con quest’esperienza. Posso confermare però che vi sono delle sensazioni che potrei dipingere o cantare; sensazioni primarie che pensavo di aver dimenticato.
Sensazioni che ti sussurrano nell’ orecchio che sei ancora vivo e che il mondo, nonostante i suoi difetti, deve vivere. Senza aver mai la paura di credere in qualcosa che ancora non esiste, perché è sempre stato questo il suo destino, e soprattutto il nostro di noi umani.
Tali sensazioni le ho vissute maggiormente con bambini di 10-12 anni che in tutta la vita non sono mai usciti da quell’ orfanotrofio…
Essere stato una specie di “altro fratello”, dentro a quel gruppo di 80 vite umane, considerate proprietà del governo, mi ha dato l’opportunità di ricalibrare l’assetto della mia intera esistenza che era sbilanciato… da paranoie, criteri inventati e di false verità… le stesse che hanno la capacità di spegnerti.
Con queste fotografie voglio raccontare dell’energia percepita durante il mio periodo in Africa, delle differenze che costituiscono l’equilibrio sul quale il mondo si pone e dei momenti della vita di alcuni ragazzi orfani che ho conosciuto che sono stati come fratelli per me.
Semplicemente, racconto che cosa ho provato, cosa mi ha colpito, cosa mi ha fatto piangere, cosa mi ha fatto ridere, cosa mi ha fatto arrabbiare e cosa ho compreso da tutto questo “mondo altro ". Posso solo dire una cosa: sento di aver guadagnato un rara e inestimabile sensazione di ricchezza… La condividerò con voi.”

Con tale mostra la nostra Associazione desidera onorare la memoria e la missione dei due propri soci fondatori,
gli indimenticati Edo Benedetti e Luigi Zobele
che con tanto amore, passione e generosità hanno sostenuto il Villaggio San Marcellino di Harare in Zimbabwe!

 

Un grazie sentito alla Fondazione CARITRO per aver messo a disposizione la magnifica sala presso la propria Sede per la realizzazione dell'evento.

 

 

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Francesco Frizzera  è un ragazzo roveretano di 24 anni.
In età adolescenziale scopre un amore incredibile per la fotografia e per le arti in generale.
Inizia a lavorare come fotografo sul territorio subito dopo essersi diplomato presso l'Istituto d'arte "Fortunato Depero" di Rovereto. La sua fotografia vuole raccontare dei momenti veri nella vita di ogni giorno invitando l'osservatore a stupirsi delle gioie più piccole. Nei suoi scatti possiamo notare un estremo bisogno di ricordare, una forte ricerca di libertà e il bisogno sfrenato di vedere tutto il mondo che lo circonda in chiave poetica. È proprio questo che cerca di dirci Frizzera: "Vivete la vostra vita come se fosse un romanzo scritto, con la copertina incisa dal vostro nome. Non pensate di essere infinitamente piccoli e inutili. Un uomo cresce perchè prima di lui un altro uomo vive e insegna. Il mondo è un enorme ammasso di ingranaggi e anche il bullone più piccolo può cambiare il senso delle cose".
 
 
 
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L'arpista Chiara Brun